Più che un fagiolo, un fagi… oro, nel senso che se ne producono solo 60 quintali circa ogni anno e trovarne un sacchettino a volte potrebbe essere davvero un’impresa. Il consiglio di oggi infatti è uno di quelli da appuntare sul calendario per non farsi trovare impreparati, meglio se da settembre in poi.
A Sorana ci sono andato ad aprile a caccia del prezioso fagiolo Igp e, davvero, ho rischiato di tornare a casa con le pive nel sacco. La stagione era finita da un pezzo, fortuna che abbiamo trovato una signora (sì, suonando proprio alla porta di casa) che li produceva e ne aveva qualche sacchetto.
Il fagiolo di Sorana è una scoperta davvero per ghiotti. Il costo è sopra la media, ma il sapore che ha, unico e irripetibile, vale il prezzo del biglietto. Filo d’olio a crudo, pepe, sale, il piatto è servito.
Sorana si trova in quella che viene definita la Svizzera Pesciatina: è una particolare zona della provincia di Pistoia, anzi, del comune di Pescia, che per la sua posizione preappenninica, il suo verde e il microcrima sembra davvero di essere nella confederazione elvetica piuttosto che in Toscana. Ed è proprio qui, sopra la Val di Forfora, che si erge il borgo oranese, talvolta avvolto da nubi tra le montagne, con il suo fascino antico e le tradizioni sempre vive.
Sono una quindicina le aziende agricole che si danno da fare per mantenere la coltura del fagiolo soranese. Esiste anche un sito che ne racconta la storia, la semina, il proprio utilizzo. Il borgo è veramente senza tempo, con una piccola botteghina tuttofare (quelle con il calciobalilla fuori dalla porta) tra i saliscendi del paese, che si percorrono rigorosamente a piedi, con accanto dei terrazzamenti di terreno.
Il borgo l’ultima domenica di agosto offre anche la festa del fagiolo Igp di Sorana, momento ideale per andare a fare una visita. E, mi raccomando, prendete nota dell’uscita del nuovo raccolto, perché, davvero, non ne rimarrete delusi.
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