Arrivi perplesso e te ne esci affascinato. Isernia doveva essere una tappa di transito, poi scopri più di un motivo per cui merita di passare almeno una volta da uno dei capoluoghi di Provincia più piccoli d’Italia. Il merito va a una giovane studiosa del luogo, Stefania Bustelli, volontaria (evidenziamolo…) al museo civico locale, una di quelle persone che andrebbero davvero premiate per conoscenze e capacità. In due ore ci ha fatto da Cicerone illustrandoci ogni informazione storica, artistica e culturale della città e della zona. Un fenomeno di rara saggezza!
Chiedendo in giro per il Molise se fosse meritato uno scalo a Isernia, in molti ci hanno consigliato di farlo, senza ‘spaventarci’ dall’urbanistica immediatamente al di fuori del centro storico. La curiosità infatti è che, al contrario del resto d’Italia, Isernia è diventata prima Provincia e poi città. Prima del 1970 ci abitavano quasi la metà delle persone, oggi siamo a 22mila grazie proprio alla crescita legata alla nascita di molti posti di impiego nella pubblica amministrazione. Questa località era stata scelta soprattutto per la propria posizione strategica, non troppo lontana da Napoli e Roma dove in treno si può andare e tornare in giornata. Il ‘paese’ Isernia ha comunque lasciato delle belle tracce che all’inizio magari non si notano ma, con l’aiuto di occhi esperti, come quelli di Stefania, emergono in tutto il proprio splendore.
Ovviamente si parte dal simbolo più conosciuto: la Fontana della Fraterna, considerata tra le principali d’Italia. Non ve l’aspettate enorme e imponente, soffermatevi però sui particolari. Quel che è curioso è il patchwork che si è formato per la sua realizzazione: pare infatti che sia frutto della ‘fusione’ di più fontane e che i suoi materiali provengano da epoche e luoghi diversi. Si possono trovare infatti epigrafi in latino, iscrizioni e simboli che non hanno niente in comune tra loro ma insieme riescono in qualche maniera a proiettarci sulla secolare storia isernina. I capitelli e gli archetti sono tutti diversi tra loro, con motivi antropomorfi, animali e floreali, che insieme richiamano a un mix di culture e stili. La fontana è stata spostata più volte nel centro di Isernia e non scampò al tremendo bombardamento del 10 settembre 1943. Fu ricostruita pezzo per pezzo fino a diventare come l’ammiriamo oggi. Non è nemmeno un caso che sia in piazza Celestino V: oggi punto dell’aperitivo isernino, prima del bombardamento non esisteva. Se guarderete sotto le sedie in piazza, noterete varie strisce di mattonelle nere su sfondo bianco: raffigurano gli edifici che un tempo si trovavano al posto della piazza, a memoria delle centinaia di vittime di quella pioggia di bombe dal cielo.
In piazza non tirate dritto e passate dal Museo Civico accanto alla Chiesa della Concezione: scendete delle scalette e parlate con il personale (con Stefania se siete fortunati) pronto a darvi tutte le spiegazioni del caso! Qui troverete un saggio del ricamo a tombolo tipico di Isernia e, soprattutto, un curato museo della Seconda Guerra Mondiale con uniformi e oggetti originalissimi e custoditi con abile cura. Forse uno dei migliori del proprio genere in Italia e in pochi lo sanno. Come in molti non sanno che a Isernia, in località La Pineta (poco fuori dal centro) c’è uno degli scavi europei più importanti per quanto riguarda il paleolitico. Fu trovato qui quello che viene considerato il resto umano più antico d’Italia. Se vogliamo, la Lucy tricolore… Volendo da vedere lì c’è anche il Museo del Paleolitico.
Si è fatto tardi e ad ascoltare le mille curiosità spiegate da Stefania, cala la sera. Isernia di notte diventa più affascinante che di giorno. Il giro del centro è molto rapido: basta scorrere Corso Marcelli per vedere quel che c’è da vedere. In particolare vi imbatterete nella Cattedrale di San Pietro Apostolo e nella sua torre dove la strada ci passa attraverso un arco. Di sera l’ho trovata molto suggestiva, come lo sono anche i vicoli che si trovano ai lati. Passeggiata breve ma piacevole fino al municipio per poi tornare indietro, riattraversare piazza Celestino V e ripartire. Sì, direi che Isernia è una bella tappa di scalo per un viaggio al Centrosud!
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