Melfi in 40 foto… e sono poche!

Melfi
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Uno si chiede: è così difficile scrive un post su Melfi? Dov’è? Cosa ci sarà da vedere? Ah ma è quella della Fiat?

Eppure, non ci crederete, questo racconto è frutto di un parto trigemellare. Non è immaginabile quanto ci sia da vedere in questa cittadina della Basilicata, in provincia di Potenza, nell’estremo nord della regione. Per non parlare dei dintorni, di cui tratteremo poi. Se non ci credete, proveremo a raccontarvelo stavolta per punti, per non rischiare di perdersi.

IL CASTELLO DI FEDERICO II DI SVEVIA

Conviene iniziare da qui, dal mastio che sovrasta il centro storico e che al suo interno ospita un museo di rara bellezza: quello archeologico del Melfese. Fa impressione come al suo interno si possano trovare oggetti del V secolo avanti Cristo intatti come se fossero stati fatti ieri. Elementi meravigliosi, facenti parte di vari corredi funerari trovati all’interno di tombe scavate nella zona. È una vera e propria lezione di storia antica ‘live’ in cui si osservano anche armi, armature, e soprattutto al piano terra il Sarcofago di Rapolla, del secondo secolo dopo Cristo, elemento marmoreo che avrebbe raccolto i resti della nobile patrizia Emilia Scaura. Da fare invidia a musei ben più blasonati in illustri città italiane. Peccato che è veramente promozionato poco per quel che merita.

Molto bello poi il contesto del castello prima normanno, poi svevo (a cui apportò importanti modifiche Federico II Hohenstaufen), infine angioino e passato di mano da varie famiglie fino ai Doria. Questo mastio di dieci torri è stato per secoli un centro strategico per la politica e gli affari: Melfi è piena di palazzi signorili, proprio perché molte famiglie si spostavano qua come piazza decisionale importante. Eppure, lo sapevate?

Un consiglio: oltre che dall’ingresso attuale, arrivate al castello anche salendo dai vicoli che passano dalla chiesa ottagonale di San Lorenzo. guardate in basso e troverete invece l’antico accesso, quello che in realtà doveva essere meno ‘appariscente’ in modo tale che il nemico facesse più fatica a trovarlo…

UFFICIO TURISTICO? BASTA CHIEDERE IN GIRO…

Non spaventatevi se non troverete guide turistiche, uffici per il turismo, accoglienze da grandi città. Qui funziona tutto in maniera più spicciola, basta saperlo. Non vi peritate a chiedere informazioni in giro, sarete sempre aiutati. Poi, tra tutti, ci sono le persone veramente giuste. Come alla tabaccheria ‘Il regalo’: ecco, considerate quello come un ufficio turistico di prim’ordine! Vi sapranno aiutare sui luoghi, sulle persone da contattare per vederli. Qui infatti qualcuno ha sempre delle chiavi per aprire tesori nascosti (vedi i prossimi due capitoletti) e, una volta intercettati i possessori, la città diventa nostra!

Melfi è infinita da visitare: una bella cattedrale e il suo palazzo dell’episcopato, musei come quello di Palazzo Donadoni, curiose statue di bambini che giocano, un bellissimo palazzo che oggi ospita la Pro Loco ma un tempo era il municipio… ogni vicolo offre una sorpresa e anche lì servono delle chiavi di lettura. Come quella di dove comprare i tipici Calzoncelli, magari in forni che non hanno nemmeno l’insegna perché la gente del posto sa che sono lì! Andate anche se potete in via Sant’Antolino dove campeggia un simpatico murales che a Melfi non ti immaginesti mai di trovare! Poi scendete sotto e vedete anche la Porta Venosina, quella che dà appunto sulla città di Venosa, uno dei principali accessi al centro storico. E sulla via che porta al castello normanno, fermatevi se potete al museo della tradizione contadino che hanno aperto Lina Moscaritolo e suo marito Michele Marmora, un’opera volontaria per non disperdere la grande tradizione di questa terra.

UNA CHIESA OTTAGONALE ‘UNICA’

Abbiamo citato prima la Chiesa di San Lorenzo. Anche questa merita di essere vista, ma per farlo chiedete a un signore che abita di fronte: lui ha le chiavi e la gestisce. Infatti ci viene fatta messa solo una volta a mese e non ha un parroco assegnato. Se siete fortunati non solo ve la aprirà, ma vi spiegherà nel dettaglio tutta la propria storia, molto travagliata, segnata da terremoti e vari eventi che ne hanno cambiato l’immagine fino al recente restauro. Bello vedere come siano stati lasciati a vetro dei resti delle antiche fondazioni: pare fosse stata scoperta anche una fossa comune durante i lavori, assieme a un’altra sepoltura che potrebbe essere nobiliare.

Sorpresa: quando vi porterà nel locale adibito a bagno, scoprirete che il lavandino è di antica fattura: che sia un fonte battesimale? Non è dato saperlo e non ci sono prove documentali al momento, ma il ‘signore delle chiavi’, che si definisce un ‘collezionista’ di testi e opuscoli sulla storia di Melfi, ci metterebbe la mano sul fuoco…

UNA CHIESA RUPESTRE CHE FA INVIDIA A MATERA

Ciliegina sulla torta: la chiesa rupestre poco fuori il paese (vicino al cimitero) dedicata a Santa Margherita di Antiochia e di origine basiliana. Una vera meraviglia, affrescata dal 1200, perfettamente conservata. Con la santa ci sono i santi Pietro e Paolo, con in cima un Cristo Pantocratore unico in quanto senza barba e benedicente con il rito greco. In questa chiesa infatti hanno convissuto sia i riti greco che quello cristiano. La visita fatta con la Pro Loco ci ha permesso di scoprire tutti i segreti di questa chiesa rupestre, ben spiegata dal video sottostante. Sembra di essere in certi punti a Ravenna dalla bellezza e dallo stile.

In particolare stupisce il dipinto in cui si vede Federico II, nell’unica raffigurazione a oggi esistente, che parla con i morti. Si tratta del primo caso nella storia, di cui si è a conoscenza, di un incontro pittorico con l’aldilà non mediato da santi o altre figure legate al culto cristiano. Andate con una reflex e un cavalletto, vi verranno delle foto che vi ricorderete a distanza di anni! Anche in questo caso mettetevi in contatto con la signora Lina (quella del video) o con suo marito Michele.

LA GROTTA DEL BAMBINO DI ‘IO NON HO PAURA’

Pensate sia finita qui? Macché! Se seguivamo tutti i consigli, avremmo dovuto organizzare una settimana di vacanza solo per visitare Melfi! Però a chiusura, ci hanno consigliato di andare a Foggianello, una frazione, per vedere non solo delle case scavate dentro il tufo, ma addirittura una grotta (si vede sulla strada, poco dopo il Ristorante Farese, sulla sinistra in direzione dei laghi di Monticchio) dove è stata girata la scena finale del film ‘Io non ho paura di Gabriele Salvatores. Abbiamo fatto il montaggio della nostra foto con quella della pellicola per mostrarla ancora meglio!

In memoria di Arnaldo Zazzeron (1950-2018)

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