Giorno della Memoria: la Risiera di San Sabba, il lager di Trieste

Risiera di San Sabba - Trieste
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In occasione del Giorno della Memoria ritorna su Girosognando.it un consiglio di viaggio da compiere almeno una volta nella vita per non dimenticare e, soprattutto, per non permettere che certi avvenimenti possano ripetersi. Se lo scorso anno eravamo stati a Oświęcim in visita ai complessi di Auschwitz e Birkenau, stavolta rimaniamo in Italia ricordandoci che anche nei nostri confini nazionali sono esistiti dei campi di concentramento nazifascisti. Per chi si reca nella meravigliosa Trieste – una delle città italiane che personalmente preferisco – non è detto che nel proprio tour si inserisca una visita alla Risiera di San Sabba. Non essendo proprio in centro bisogna quasi andarci appositamente (è più vicina allo stadio ‘Nereo Rocco’, quello della gloriosa Triestina delle cinque poesie di Umberto Saba, altro capitolo…) ma vale la pena farlo. Ci portano le scuole ed è tappa di vari viaggi della memoria.

La Risiera di San Sabba è stata un lager nazista principalmente per ebrei e perseguitati politici, a pochi chilometri da un altro luogo dell’orrore, quelle foibe sul confine italo-sloveno dove invece si consumava un altro dramma, stavolta perpetrato dagli avversari titini della Jugoslavia.

Resa museo dal 1975, la struttura è stata recuperata e mantenuta in modo da calare il visitatore in un contesto fedele alla storia che racconta. I tedeschi, dopo l’armistizio di Badoglio, presero possesso nel 1943 di questo stabilimento per la pilatura del riso, rendendolo, oltre a un centro di detenzione, un luogo di smistamento dei prigionieri verso i lager della Germania e della Polonia. Trieste, per la sua posizione mitteleuropea, si prestava ovviamente a livello logistico allo scopo prefissato.

La Risiera di San Sabba accoglie il visitatore con un accesso stretto da due grandi muri di protezione, tanto per capire dove stiamo andando. Furono fatte edificare dall’architetto Romano Boico negli anni Settanta, quando si attuò la musealizzazione e il recupero dell’area.

Poi la guida ti dice che, subito a sinistra, c’è la ‘cella della morte‘, dove chi entrava veniva destinato alla cremazione nel giro di poche ore. Del plesso principale oggi restano invece le travi portanti che sostenevano i due piani rialzati rispetto a quello di ingresso: lì vi erano le celle per i deportati, le stanze dove avvenivano interrogatori e torture, dove per settimane partigiani, ebrei e altri deportati lottavano per scampare al tragico destino. I nazisti, fuggiti nel 1945 con l’arrivo degli jugoslavi, fecero saltare in aria il forno crematorio nel tentativo cancellare le prove dei loro crimini: al suo posto, in un’area delimitata, si trova una Pietà che invita al ricordo e alla riflessione.

Le tecniche di morte utilizzate furono varie, come spiega molto bene il sito del museo, ma addirittura si parla di persone che finirono nel forno crematorio ancora in vita. Cinquemila, sembra, le persone che persero la vita alla Risiera di San Sabba. In Italia, non in Polonia o in Germania.

La parte musealizzata offre al visitatore video con testimonianze di chi ha vissuto questo dramma (ormai ci restano solo i filmati, o quasi) e altre tracce come scritti, fotografie, e reperti. Una toccante lezione di storia che vi porterà via un paio di ore, ma necessaria per chi passa da Trieste. Città gloriosa, contesa, affascinante e teatro di orrori. Utilizziamo i viaggi non solo per diletto, ma anche per ricordare…

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