Spingersi fino a Valencia può valere la pena anche per una toccata e fuga. Io ammetto di esserci stato soltanto un giorno e mezzo, purtroppo il tempo era tiranno e la voglia di tornarci mi è restata. In ogni caso, quel poco mi è bastato per poter visitare bene la meraviglia della modernità del capoluogo della Comunità Valenciana: la Città delle Arti e delle Scienze. Ormai sono venti anni che questa struttura è simbolo di questa città spagnola: pensate che fu costruita dove prima si trovava il letto di un fiume, il Turia, ora spostato, dopo che nel 1957 provocò una grande inondazione.
La sera prima di andare a visitarlo sono voluto andare a vederlo di notte: illuminazione impressionante, per noi abituati alla ‘vecchia Europa’ sembra di essere immersi in una città degli Emirati o in Qatar. I giochi di luce e i riflessi fanno poi il resto. Dopo aver dormito qualche ora ci torno: l’effetto luci è sostituito da un bianco imperante associato a effetti specchio, nati dalla mente degli architetti Santiago Calatrava e Félix Candela. Vetrate ma anche tanta acqua e giochi di spruzzi ai lati dell’Umbracle, il parcheggio sormontato dal viale delle sculture con i suoi anelli e le sue piante esotiche (e non solo): un grande connubio tra natura e modernità.
Passeggiare per la Città delle Arti e delle Scienze di Valencia è un piacere anche per la grande presenza, in ogni dove, di segnalazioni che indicano, oltre al tragitto, anche i tempi di percorrenza. Molto utile specie per chi ha poco tempo.
Con questo post non voglio fare un elenco di cose da vedere, che potete trovare tranquillamente su Wikipedia o altri siti, piuttosto comunicarvi delle emozioni. Specialmente quelle che si provano camminando sotto un arco sormontati da pesci di ogni tipo, visibili solo in alcune parti del mondo. Sembra davvero di stare in mezzo all’Oceano. Non sono un amante degli acquari, ma devo ammettere che questa esperienza mi ha affascinato. Sarà forse il contesto, perfetto, che rende tutto questo meno ‘costretto’. Grandi anelli ti permettono di vedere a tu per tu delfini e balene, con ambienti ricostruiti come fondali presenti in tutto il mondo. Gli squali e le razze fanno paura, speriamo che restino dietro il vetro…
Ma non c’è solo acqua al Parco Oceanografico: una grande struttura che ricorda una voliera gigante ci mette di fronte a ibis rossi, fenicotteri e altre creature non anfibie. È stato ricreato un clima adatto a loro e anche chi entra lo avverte in maniera sensibile. Sempre all’esterno è possibile osservare anche le foche comuni: molte di loro le ho viste fare la siesta, qualcuna un tuffo.
Il giro lo si fa in una mattinata se uno non entra nell’Hemisfèric, il grande ‘occhio’ dove all’interno vengono proiettati filmati e documentari a tema. Quello lo lasciamo al prossimo giro a Valencia. Anche questo poco è stato interessante, spero le fotografie ne diano testimonianza…
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