Vacanze alternative: a Corleone per lavorare nelle terre confiscate

Corleone
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Quando di solito il viaggio dell’estate è rappresentato da una meta turistica ‘mainstream’, come possono essere spiagge affollate o al massimo grandi città del mondo, volevo cogliere l’occasione per parlare di una maniera alternativa per spendere le proprie ferie, nel segno della legalità, del sostegno a chi ogni giorno lotta contro qualcosa più grande di lui, condito da valori come l’amicizia, la condivisione, l’impegno e, quando serve, il divertimento. Una delle opportunità da cogliere è certamente quella dei campi di lavoro organizzati in Italia nelle terre confiscate alle mafie che hanno tra i promotori l’associazione Libera.

Coinvolte nel progetto sono quelle realtà cooperative che hanno preso in gestione beni confiscati dallo Stato, in modo da far crescere su terre macchiate di sangue prodotti di qualità, sia alimentare che in termini di valori. Queste strutture in ogni caso danno lavoro a persone che nella vita hanno trovato ostacoli di ogni tipo e si sono rigenerate in quest’avventura. Un cammino comunque non facile, segnato a ripetizione da episodi a scopo squisitamente intimidatorio come incendi ad attrezzature o veicoli, segnali che qualcuno non accetta ancora di essersi visto sottrarre ciò che aveva ottenuto, seppure in maniera del tutto illegale.

Nel dettaglio in queste immagini mi riferisco all’esperienza di un campo di lavoro nei terreni confiscati a Totò Riina a Corleone (provincia di Palermo, Sicilia), dove sono stato nell’ormai lontano 2007. Anche se le foto chiaramente non sono recenti, ciò non cambia che l’esperienza sia tuttora attiva, visto che sul sito  http://www.campidellalegalita.net/liberarci-dalle-spine/ è possibile trovare tutte le opzioni per poter partecipare e aderire a questo progetto. Il baluardo di questa iniziativa è la Cooperativa ‘Lavoro e non Solo’ del presidente Calogero Parisi, il quale ha anche in corso una campagna di crowdfunding per finanziare l’acquisto di quei mezzi e quegli attrezzi che sono stati distrutti lo scorso 25 aprile.

Trascorrere una o due settimane delle proprie ferie a Corleone con ‘Lavoro e non solo’ significa alternare momento di volontariato ad altri di tipo formativo ed escursionistico. Nel mese di agosto, per esempio, ci si sveglia presto al mattino per andare nei campi per la raccolta nei pomodori, dall’alba fino a quando il sole picchia di brutto e allora ci si ferma. Si vive una bella esperienza collettiva in cui si condividono spazi e pasti. Al pomeriggio vengono organizzati incontri con personalità del posto, escursioni in luoghi simbolo come a Piana degli Albanesi, a Portella della Ginestra o a Cinisi, momenti di riflessione e di confronto. Lo spirito con cui si affronta questo viaggio è quello di voler tornare a casa arricchiti con un bagaglio enorme di amici, valori, testimonianze. Si vedono luoghi simbolo come la casa di Totò Riina, oggi sede dell’avamposto locale della guardia di finanza, e la cascina di campagna dove il boss Bernardo Provenzano trovò rifugio fino al 2006, anno del suo arresto.

È un modo diverso per toccare con mano almeno gli ultimi sessant’anni di storia italiana, facendolo nella prospettiva non del turista, ma di chi partecipa attivamente. E come a Corleone ci sono molte altre attività in giro per l’Italia (come a Scampia, per esempio), che meritano di essere vissute. E non importa avere venti anni per partecipare, sono aperte davvero a tutti, famiglie comprese.

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