Curchi, il monastero moldavo tornato al grande splendore

Curchi
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Uno dei principali motivi per cui vale la pena fare un viaggio nella Repubblica di Moldova è quello della scoperta del culto cristiano di rito ortodosso e dei luoghi in cui esso di celebra. Per chi è abituato alle chiese cattoliche le differenze saranno evidentemente sotto molti aspetti sia stilistici che di forma. La Moldova ha un patrimonio architettonico religioso notevole e uno dei siti più interessanti è sicuramente quello di Curchi, non lontano dalla città di Orhei, che ho visitato in una giornata “full immersion” in cui, assieme a Ivan Marchisio e Cristina Rus di Ways Travel, siamo andati anche a Soroca (che invece non è vicinissima). Siamo comunque a nord della capitale Chisinau a circa un’ora di distanza.

Nonostante la sua ricca storia e la bellezza, questo luogo fino a una ventina di anni fa era particolarmente trascurato. Il suo recupero nel corso degli anni Duemila ha ridato dignità uno dei patrimoni più significativi dell’antica Bessarabia.

La prima cosa che stupisce di Curchi è la posizione in un’oasi di verde sulle sponde di un lago. L’arrivo è già la cartolina da mostrare a parenti e amici al rientro a casa. Il visitatore viene accolto da un grande portale che dà già la dimensione di questo monastero in termini di estensione e importanza. All’interno un grande parco curato e ricco di giochi d’acqua, luogo ideale anche per scattare fotografie e trovare soggetti interessanti. Ci sono poi le chiese, più di una, che compongono il monastero di Curchi: tornando al rito ortodosso, colpisce l’assenza delle panche per assistere alle funzioni religiose. A messa si sta in piedi, i pochi posti disponibili sono ad appannaggio del clero o degli indigenti. Spiccano le icone dei santi: tra loro anche San Nicola, amato tanto a Bari quanto in Russia. Anche l’eroe nazionale Stefan Cel Mare è a sua volta santo. Le donne entrano in chiesa coprendosi la testa con un velo, in segno di rispetto. Tra i riti a cui ho assistito anche la benedizione di una nuova auto fuori da una chiesa. Lo avevo visto fare in Italia ai mezzi di soccorso, ma mai ai veicoli di privati…

Lasciando il racconto alle immagini di corredo, conviene volgere al termine con una serie di info storiche fornite dall’amica Cristina. Il monastero è stato edificato tra il 1773 e il 1775 diventando all’epoca uno dei più ricchi della Moldova. La chiesa principale della Natività ha uno stile barocco ed è stata costruita nel 1872, ispirata alla chiesa di Sant’Andrea a Kiev, progettata dall’architetto italiano Bartolomeo Rastrelli (sconosciuto quasi in Italia, celeberrimo da queste parti). La cattedrale gode di una cupola alta 57 metri, record della Moldova. La seconda guerra mondiale ha portato alla distruzione di due dei quattro campanili e, a causa di un incendio, delle icone.

Nel 1943 il primo restauro anche se, in epoca sovietica, questo monastero, come altri luoghi di culto, fu utilizzato per scopi civili, in questo caso come ospedale psichiatrico. Arrivata l’indipendenza della Moldova è iniziato il progressivo ritorno dei monaci e, nel 1993, iniziarono i primi timidi restauri. Soltanto nel 2005 c’è stata la definitiva riapertura. Oggi possiamo dire che fortunatamente questa meraviglia è tornata a disposizione di tutti e venire fin qua a visitarla vale davvero la pena.

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