La RER B non è una metro, ma nemmeno un vero e proprio treno. Collega Parigi, capitale della Francia, con l’aeroporto ‘Charles de Gaulle’, che è a nord-est, attraversa tutta la città e trova il suo capolinea a Saint-Rémy-lès-Chevreuse.
Ero sempre stata attratta da questo nome e da quell’area verde che si vedeva sulla mappa a sud ovest di Parigi. Così, una domenica di sole autunnale, io e il mio compagno abbiamo preso la RER B con l’idea di scendere in quest’ultima fermata ed esplorarne i dintorni. Partiamo da Citè Universitaire, una fermata nell’elegante parco di Montsouris.
Pian piano dai finestrini scompaiono i palazzi della metropoli ed arrivano le villette con giardino della (ricca) periferia, poi anche queste si diradano e sono sostitute da campi coltivati e qualche piccola foresta di latifoglie. La RER B si ferma, e i pochi passeggeri rimasti scendono: siamo arrivati a Saint-Rémy-lès-Chevreuse. Mi guardo intorno e avverto gli ampi spazi vuoti della campagna. È mezzogiorno, e non abbiamo ancora fatto colazione.
L’unico posto aperto sembra essere proprio di fronte alla stazione, un bistrot che fa anche da tabaccheria e vende i giornali. Entriamo, io chiedo un cappuccino. Il cameriere mi guarda con disapprovazione, capisce che siamo turisti, e mi consiglia caldamente di provare la loro carne di bovino. “Non potete passare di qui e non assaggiarla”. Ci fidiamo e ne vale davvero la pena, l’hamburger è di rara bontà! Il cameriere ci sorride compiaciuto. Ci guardiamo intorno: la gente al bancone parla del più e del meno, tutti sembrano conoscersi. L‘atmosfera semplice e intima da villaggio ci fanno sentire in vacanza.
Usciamo e, seguendo un nuovo consiglio del cameriere, seguiamo una ciclabile che costeggia una strada poco trafficata e attraversa prati verdissimi, mucche al pascolo, poi risale un ruscello, passa i campi sportivi ed il campeggio di una scuola e per finire affianca basse case di pietra che guardano un piccolo corso d’acqua. Ognuna con un proprio ponticello d’accesso e molti vasi di fiori. Il quadro è delizioso, sembra di essere fuori dal tempo. Da qui si passa un vecchio concatoio di pelli, e in un paio di minuti si arriva al centro del paese di Chevreuse. La posta, la boulangerie, il supermercato: c’è tutto. Un tempo c’erano anche in negozi di artisti che vendevano terracotte o gioielli creati con la stampante 3D, ma ora pare si siano trasferiti.
Il posto che sembra resistere, e anzi crescere nel tempo, è un originalissimo bar à sirops, ovvero un piccolo locale che vende e da degustare sciroppi di qualsiasi tipo: fiori, spezie, erbe aromatiche. I gusti spaziano dalla rosa alla viola, dal rosmarino al pepe fino a quello, ultimo arrivo, dell’arancia rossa e basilico, da provare! E poi c’è un bellissimo castello, ben tenuto, da cui si può ammirare tutta la valle del Chevreuse e sotto il quale si trova un museo di storia con sezione dedicata anche ai bambini. E tante passeggiate tra i boschi, visite alle fattorie, e anche regge regali dove sognare matrimoni da favola, come lo Chateau Méridon.
Insomma, mai avrei immaginato di arricchirmi di così tante esperienze fermandomi in un capolinea della RER.
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