Per una capitale europea della cultura che ci lascia (La Valletta, di cui abbiamo già parlato) c’è n’è una già pronta a raccogliere il testimone. Dopo una trepidante attesa allo scoccare della mezzanotte tra il 31 dicembre e il primo gennaio Matera si prenderà gli occhi e le attenzioni del mondo per le iniziative che ospiterà. Una città comunque abituata alla luci della ribalta: da La Passione di Cristo di Mel Gibson a Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, alle comitive di turisti venute con l’intitolazione di Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Un nome quello di Matera che ha superato anche le carenze infrastrutturali, dato che sempre più persone ci vanno adoperandosi con i mezzi propri o quel che c’è, dirottando qua le proprie ferie lasciando piani estivi all’estero ad altri anni.
Questo articolo chiude il 2018 di Girosognando.it ed è atipico in quanto i centri strapopolati di turisti non sono il nostro piatto forte. Ma di fronte alla bellezza di Matera, è soprattutto alla sua unicità, è difficile rimanere in silenzio. Ma sarebbe altrettanto complicato fare un sunto dettagliato su questa città, altrimenti dovremmo scrivere una guida turistica e non un postblog.
Quel che va detto è come, con che spirito, visitare Matera. Sarete presi d’assalto da guide locali, almeno in alta stagione, e di persone che ci girano ce ne sono davvero tante. Il “girosognatore”, abituato ad andare alla scoperta di piccole mete, spesso sconosciute ai più, potrebbe restare disorientato.
Dopo questa lunga premessa, l’occasione è quella per fornire alcuni aneddoti che potrebbero impreziosire la visita a Matera, lontana da quel “le dieci cose più fighe da fare” di cui troppo spesso si legge di qua e di là.
Prima cosa: soffermatevi nei vicoli, nelle salire, nelle scalinate. Ogni angolo è una magia: perfino una Vespa parcheggiata sotto uno sperone di roccia diventa un’attrazione. Anche un gatto che posa di fronte ai panorami mozzafiato del Sasso Caveoso e del Sasso Barisano, i due quartieri separati dalla rupe della Civita. Tra queste case scavate nella roccia dalle origini antichissime, ridotte nel tempo a un ruolo di degrado e disagio sociale, prima sgomberate e poi valorizzate.
Entrate nel Convento di Sant’Agostino, dove scendendo vi imbatterete in una delle tante chiese rupestri della città. Soffermatevi di fronte alla grandezza di opere che resistono da secoli, per non dire quasi un millennio.
Guardate il panorama anche di fronte alla città, oltre il Torrente Gravina, fatto di tante grotte vuote, chiedetevi come fare per arrivare fin là. Non ci sono indicazioni stradali ma se prendete la via Appia (statale 7) troverete il Parco Scultura La Palomba (con un curioso Maggiolino Volkswagen schiacciato da una grande pietra) e a seguire, dopo un curvone, l’indicazione per la chiesa rupestre de La Palomba. Prendete quella piccola strada, andate adagio, e dopo qualche chilometro di sterrato (pazientate) arriverete a godere di una grandissima veduta di Matera, forse la migliore proprio perché è “in the other side”. Sul navigatore mettete “Chiesa rupestre della Madonna delle Vergini” perché la strada su Google è segnalata ma senza nome. Una volta parcheggiato potrete provare l’ebbrezza di entrare dentro le grotte stesse, un tempo abitate, ma anche nella chiesa rupestre stessa, ancora intatta nonostante sia di libero accesso.
Per il resto, affidatevi pure alle guide e ai siti mainstream. O comunque scorrete la nostra galleria per avere un po’ di suggestioni. A questo punto non ci resta che augurarvi… Buona Matera 2019!
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