Fossoli, un campo di concentramento a due passi da Carpi. Per non dimenticare

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Fossoli

Un campo di concentramento nazifascista in piena pianura padana. Non sto bluffando, purtroppo è realtà. È una storia che in molti conoscono ma non tutti quella del campo di concentramento e transito di Fossoli, in provincia di Modena e a pochi chilometri da Carpi, di cui è frazione. Insieme alla Risiera di San Sabba (vedi l’articolo) è stato il principale campo di prigionia su territorio durante il secondo conflitto mondiale. Il campo di concentramento di Fossoli, grazie all’omonima fondazione che lo gestisce, oggi è visitabile ed è un’esperienza da compiere se si è viaggiatori sensibili e attenti come i nostri girosognatori. Nel periodo invernale il campo è chiuso dall’Immacolata Concezione fino al 26 gennaio, per riaprire il giorno successivo in occasione del Giorno della Memoria.

Per chi ha una volta nella vita partecipato alla Popolarissima della Balorda (vedi articolo) può darsi che si ricordi, a sinistra del percorso, un’area recintata con ruderi in mezzo a prati. Ecco, quello è quel che resta del campo di concentramento di Fossoli dopo tante vicissitudini, non ultimo il terremoto del 2012 che ha minato ulteriormente la precaria stabilità di quel che resta.

In realtà una visita a Fossoli è particolarmente suggestiva e foriera di riflessioni. Meglio se effettuata in occasioni ufficiali o accompagnati da uno dei volontari (ingresso gratuito, gradita offerta), ma si può anche andare da soli per un giro più intimo e riflessivo. Dall’esterno l’area del campo di concentramento appare più piccola della sua effettiva dimensione: e pensare che quanto resta oggi in piedi è solo l’area di ampliamento rispetto alla sua costruzione originaria, dove oggi non appare più niente se non terreni coltivati.

Ancora in piedi troviamo una delle baracche del campo, ristrutturata e che oggi ospita una esposizione con modelli, ricostruzioni e altri utili contributi. Con essa anche una torre che guarda all’esterno e, attorno, i vari blocchi oggi ridotti a ruderi i quali, oltre alla storia vissuta, hanno comunque un certo impatto visivo, da cogliere con una macchina fotografica decente e una sufficiente dose di tempo.

L’ingresso attuale presenta un piccolo viale di accesso in fondo al quale si trova il monumento ai caduti nel campo di concentramento di Fossoli. Si stima che le persone passate di qua sono state circa cinquemila dal 1942 al 1945, di cui 2844 ebrei. Le baracche hanno avuto poi varie trasformazioni perché utilizzate anche dopo la guerra. Prima fu prigione per gli ex repubblichini, poi ospitò la comunità di Nomadelfia (prima di ricostituirsi in Maremma) e infine, fino al 1970, gli esuli giuliano-dalmata. Il corso di tutta la storia è descritto con testi e immagini anche durante il percorso all’interno del campo di concentramento di Fossoli.

Un olivo di Gerusalemme trova posto alcune decine di metri alla sinistra del monumento: un albero di speranza affinché l’odio non si ripeta. In un mondo come quello di oggi, ne abbiamo tanto bisogno.

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