“La mia Tanzania”: appunti di viaggio di mirkontinental.com

Selous - Namibia
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Quando si pensa alla Tanzania – il cui nome deriva da una fusione tra TANganika (nome dell’ex protettorato inglese che corrisponde alla Tanzania continentale attuale), ZAnzibar ed azaNIA (nome di origine greca con cui si definiva la costa est dell’Africa) – il primo pensiero corre inevitabilmente al mare cristallino e alle spiagge di sabbia bianca di Zanzibar.

Zanzibar riveste effettivamente un ruolo chiave a livello turistico, ma rappresenta solo una piccola frazione della popolazione e superficie della Tanzania.

La Tanzania continentale ha molto da offrire, soprattutto per gli amanti della natura che potranno scegliere tra i parchi del circuito nord (Serengeti, Ngorongoro, Manyara, Tarangire) e quelli del circuito sud (Mikumi, Selous, Ruaha), i laghi Vittoria e Tanganika, senza dimenticare le cime innevate del Kilimangiaro.

La mia visita in Tanzania comincia dalla capitale economica, Dar Es Salaam, sede di uno dei principali aeroporti internazionale del paese. Una delle città con il tasso di crescita annua della popolazione tra i più alti al mondo, Dar Es Salaam è una metropoli di circa 4 milioni di abitanti ricca di contraddizioni.

Grattacieli moderni sono infatti affiancati da edifici bassi in rovina, ampi viali si tramutano in strade polverose ed affollate, navi mercantili condividono le acque del porto con i dhow, le imbarcazioni tipiche dei pescatori locali mentre le auto devono farsi strada tra un groviglio di tuk-tuk (simili alle Ape Piaggio), minibus, carretti, biciclette sovraccariche e pedoni.

Un giro tra le caotiche vie del centro, tra i numerosi mercati a cielo aperto, fornisce un’ottima immagine sulla frenetica e variopinta attività di persone e merci.

Ad eccezione di alcuni luoghi di interesse come la Cattedrale di San Giuseppe, la Chiesa Luterana Azania Front o il Giardino Botanico, Dar Es Salaam non è una città molto accattivante e per questa ragione viene spesso utilizzata come punto di partenza per il circuito dei parchi del sud o per Zanzibar.

La seconda meta del mio viaggio è quindi il parco nazionale di Selous, che si trova a circa 250 km da Dar Es Salaam (circa 7 ore di strada).

Con una superficie di circa 54.000 km quadrati, Selous è uno dei parco nazionale più grandi della Tanzania, che però vive all’ombra dei suoi vicini più conosciuti come il Serengeti e il cratere di Ngorongoro, nonostante non abbia nulla da invidiargli.

La particolarità di Selous è che vi si possono fare tre tipi di safari: a piedi (bello perché permette di toccare con mano gli alberi e di vedere da vicino uccelli, antilopi e facoceri), in barca sul fiume Rufiji che si snoda attraverso il parco (emozionante perché ippopotami e coccodrilli sono veramente a portata di mano) e in jeep.

Nella mezza giornata di game drive in jeep ho avuto la fortuna di vedere giraffe, leoni, gnu, elefanti, bufali e vari tipi di antilopi liberi di correre e vivere nel loro habitat naturale, tutti insieme e in pacifica convivenza. Ho avuto come l’impressione che l’arca di Noe avesse fatto naufragio nel parco, un’emozione fortissima prima del ritorno a Dar Es Salaam, stavolta utilizzata come punto di sosta prima di raggiungere Zanzibar per via marittima.

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