I viaggi della memoria sono un bene prezioso che, almeno in Toscana, vengono organizzati per portare i ragazzi nei luoghi delle deportazioni della Seconda Guerra Mondiale. Ne ho fatto uno da giovanissimo in Austria, a Mauthausen, ma non ero mai arrivato ad Auschwitz, come tanti invece avevano fatto salendo sul Treno della Memoria della Regione Toscana. Ho deciso di farlo autonomamente, approfittando di un viaggio in Polonia. Mi sembrava doveroso, nell’avvicinarsi del Giorno della Memoria, mettere in rete le immagini di quella esperienza.
Viaggiare, quando si ha la fortuna di farlo per diletto e non per costrizione, deve soprattutto essere un momento di cultura, di arricchimento. Limitarsi al solo svago lascia poco, ecco dunque che una meta come Auschwitz deve essere presa in considerazione almeno una volta nella vita, approfittando anche della vicinanza con Cracovia e altri luoghi affascinanti.
Oświęcim, la città polacca dove si trova l’area di Auschwitz, si trova a un’ora e mezza circa di autobus da Cracovia. Attraversando una serie di paesi ben curati fa strano pensare che tanto orrore si è consumato in quella zona.
Ci sono visite guidate in lingua italiana: il ritrovo è alle 12.15 e durano per quasi quattro ore. Si inizia passando sotto l’insegna in ferro battuto (la copia in realtà), con scritto ‘Arbeit macht frei’, ‘Il lavoro rende liberi’, tristemente conosciuta. Da lì inizia un viaggio tra una serie di sensazioni difficili da descrivere, meglio raccontabili attraverso le immagini di quel che è stato possibile vedere. I nomi e le foto che su susseguono, i luoghi dove venivano tenuti, i loro oggetti, i ricordi, valigie e scarpe. Si osservano i crematori, le camere a gas, mantenuto e curato perché quel dramma non deve essere cancellato ma è una lezione per tutti, troppo spesso ancora non recepita.
Un servizio bus accompagna anche alla struttura di Birkenau dove restano i segni della deportazione: il treno, i binari, in testa ti scorrono le immagini di Schindler’s List, le parole di Primo Levi, le lezioni di storia. Oggi l’area è tenuta con erba verde che di inverno si trasforma in una coltre di neve, dovete immaginarvi quel luogo fangoso e con in aria i fumi delle cremazioni di massa. Pensate che state camminando su una terra dove ci sono le ceneri di milioni di persone, su un cimitero calpestabile. Andare in quei luoghi, ripeto e concludo, è un dovere morale e soprattutto uno dei pochi modi che abbiamo ancora, specie per le nuove generazioni, per riflettere sul futuro che non vogliamo.
“Non esistono problemi che non possano essere risolti intorno a un tavolo, purché ci sia volontà buona e fiducia reciproca: o anche paura reciproca”. – Primo Levi
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