Casa Cervi, a Gattatico ricordando Alcide e il sacrificio dei sette figli

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Casa Cervi, Gattatico

Nella settimana della Festa della Liberazione viene facile la voglia di raccontare un luogo in cui ancora oggi si mantiene forte il valore della memoria storica. A Gattatico, in provincia di Reggio Emilia, una cascìna di campagna ospita, in località campi rossi, Casa Cervi, la dimora dei sette fratelli maschi antifascisti che furono uccisi il 28 dicembre 1943 per fucilazione a Reggio Emilia.

Ogni 25 aprile qui viene ospitata una grande festa della Liberazione e, soprattutto, ogni 25 luglio di tiene la cosiddetta Pastasciutta Antifascista: quel giorno del 1943, infatti, con l’arresto di Benito Mussolini, la famiglia Cervi si recò in piazza a Campegine offrendo piatti di pasta a tutti per festeggiare.

Chi erano i Cervi

Famiglia cattolica e democratica era composta dai genitori Alcide Cervi e Genoeffa Cecconi e dai loro figli: Gelindo, Antenore, Diomira, Aldo, Ferdinando, Rina, Agostino, Ovidio ed Ettore. Nel 1934 presero in affitto la colonica che oggi ospita il Museo Cervi e con essa un appezzamento di terra di una ventina di ettari. Il loro impegno e la coesione di tutta la famiglia vennero dimostrati prima sul lavoro, con la sistemazione della casa e l’innovazione portata in agricoltura, e successivamente anche nella lotta politica e nella Resistenza. Padre e figli furono protagonisti della cosiddetta Banda Cervi e la loro casa divenne un punto di riferimento per la lotta antifascista.

A Casa Cervi si rifugiarono anche soldati stranieri catturati e poi latitanti in Italia, come il soldato sovietico Anatolij Tarassov. Dopo mesi di lotta, arrivò la cattura nel novembre del 1943 e l’uccisione dei sette fratelli per rappresaglia un mese dopo. Con Genoeffa morta nel novembre 1944 in seguito a un infarto, patito anche a causa di un incendio appiccato dai fascisti alla loro casa, rimase in vita il solo Alcide Cervi il quale, fino alla sua morte nel 1970, si fece portatore della memoria della sua famiglia e testimone di quei tragici fatti. Fu grazie proprio all’impulso di questo grande della storia italiana che, ancora oggi, possiamo avere un ricordo tangibile all’interno della casa di Gattatico.

Il Museo Cervi

La casa museo si sviluppa su due livelli e offre sostanzialmente tre percorsi di visita e altrettante tematiche. In primo luogo la casa, in quanto tale: sono infatti stati recuperati mobili, oggetti, ricordi originali della famiglia Cervi e questo ha permesso una ricostruzione di alcuni degli ambienti in cui viveva questa numerosa famiglia reggiana. Uno sguardo importante viene fornito anche sugli strumenti utilizzati in campagna: gli Anni Trenta del secolo scorso hanno rappresentato un periodo importante per quanto riguarda l’innovazione. Troviamo, per esempio, il primo trattore che i Cervi acquistarono per lavorare la loro terra. Un’altra parte focalizza proprio la tradizione contadina: si concentra infatti sul lavoro nei campi, il ciclo produttivo, le tecniche.

Infine ecco i Cervi antifascisti: testi, oggetti, testimonianze che raccontano le attività svolte durante la Seconda Guerra Mondiale ma anche dopo, quando Alcide Cervi fu ricevuto anche in Unione Sovietica ed ebbe un importante ruolo in termini di trasmissione di lavoro e mantenimento della memoria. E poi il mappamondo: un oggetto simbolico per i Cervi, che rappresentava il progresso, lo sguardo oltre la terra che seminavano, la cooperazione e il futuro. Un domani invece segnato dall’odio e dal sangue, ma dal quale non ci si è fermati. “Dopo un raccolto ne viene un altro“, è una delle frasi più celebri di Alcide Cervi e ancora oggi ci parla dalle mura di quella casa museo. Buon 25 Aprile, buona Festa della Liberazione.

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